Battiato e De Luca

Da Rockit

Da Rockit

“Voglio esprimere il mio ringraziamento ai trentamila che ieri, raccogliendo il nostro invito al primo degli eventi del Teatro Festival organizzati dalla Regione Campania, si sono ritrovati in piazza Plebiscito in un clima di compostezza e partecipazione. Abbiamo espresso il nostro cordoglio per le vittime degli attentati terroristici e la nostra solidarietà alle famiglie, insieme all’impegno a non cedere alla nuova barbarie. Poche centinaia di esagitati, sempre organizzati e sempre gli stessi, non sporcheranno l’immagine di Napoli, città civile, tollerante e accogliente”. L’ANSA riporta un post pubblicato su Facebook dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.

Il Corriere del Mezzogiorno invece ne riporta la testimonianza ripresa. Franco Battiato apre il Napoli Teatro Festival col suo concerto a piazza Plebiscito. Venticinquemila persone affollano l’emiciclo della basilica di San Francesco di Paola, blindato con dissuasori, barriere anticarro e transenne. Il cantautore stavolta ha come scenografia una semplice sedia da salotto al centro del palco, oltre alle videoinstallazioni di Antonio Biasiucci. Il presidente della Regione ha dedicato un pensiero alle vittime dell’attentato di Londra, per poi gridare, cercando di superare l’eco del dissenso: “Il sud è terra di accoglienza”. Nel backstage Battiato ha incontrato anche il sindaco Luigi De Magistris. Fuori al cordone intorno alla piazza fatto da polizia, carabinieri e guardia di finanza, ci sono stati alcuni sequestri di bottiglie di vetro. Si registrano solo alcuni disagi causati da persone che sono venute al concerto con cani di grossa taglia senza museruola e che hanno spaventato il pubblico.

Cavani di nuovo a Napoli

Da Lazio news 24

Da Lazio news 24

Sapete tutti che il calcio è una delle mie grandi passioni e non posso non commentare -a freddo- l’incontro tra il presidente De Laurentiis con l’attaccante Edinson Cavani che l’ultima volta che era stato a Napoli, dove ha lasciato i due figli con la ex moglie, aveva litigato coi tifosi. Al suo ultimo rientro a Capodichino, martedì, è apparso sorridente. Forse perché pensava al Football Leader 2017, il prestigioso premio che ha vinto recentemente.

L’incontro più importante forse, però, è stato quello con l’ex presidente De Laurentiis. “Tornerei in futuro a Napoli, ma non con De Laurentiis” aveva dichiarato ad una radio sudamericana. Anche da lui sono arrivati elogi per le partite con il Real Madrid e, con essi, parole dolci per Walter Mazzarri, Mertens e Insigne.

Un Napoli che ricorda tanto quello che osannava mio nonno (riguarderei le pagine de L’uomo è un dio mancato) ma che, proprio come ha detto il bomber uruguaiano, attraversa il grande riassestamento mondiale. Le squadre italiano hanno ancora una forte identità ma gli atteggiamenti tattici si stanno mescolando negli ultimi anni. Forse è per questo è Cavani si è ricordato dei più giovani. Specie quelli che fanno esperienza all’estero.

La verità sull’economia italiana

Da adriaticonews.it

Da adriaticonews.it

Si sa, certe notizie passano in sordina.

Bankitalia prevede un’economia in accelerazione secondo una stima pubblicata negli ultimi giorni. C’è un rialzo rispetto alle previsioni svolte dall’ISTAT. Ricordate quando i telegiornali e gli opinionisti nelle televisioni (e, diciamocelo, tutti i grillini) usavano il famosissimo letimotiv dello zero virgola? Ebbene, il rialzo non è solo di un intero punto percentuale ma sale all’1,2% per le previsioni tra il 2018 e il 2019.

Questo prospetto si basa sui dati disponibili sino allo scorso 23 maggio. La forza più alimentata sarà quella della domanda interna sospinta da una espansione degli investimenti a ritmi più alti di quelli del prodotto. Anche se comunque -parlo per noi Campani- alcune regioni vivono soprattutto di export verso paesi stranieri. Anche fuori dall’Unione Europea.

Non lo sapete? Agli Australiani piace la pasta di Gragnano. E a Rio oramai non si dibatte più sulla paternità del sushi.

Afragola: aggiungi un posto a Tav

Ogni tanto, spostandomi sulla A1 in direzione Caserta da Napoli, guardando verso destra, la mia attenzione è cascata su infrastrutture che, giorno per giorno, hanno preso sempre più l’aspetto di un’astronave. Il complesso di infrastrutture è sorto in pochissimo tempo, tant’è che mi sono chiesto se davvero un gruppo di musi verdi provenienti da Kepler 452-B non fossero sul serio atterrati per condividere con noi la loro scienza millenaria.

E invece sono stati operai campani a lavorare lì, sbugiardando tutti di clicque sui lavori pubblici nel napoletano. La visita di Gentiloni è servita ad inaugurare la Porta del Sud dopo aver viaggiato su un Frecciarossa 1000.
L’amministratore delegato Mazzoncini sostiene che Afragola ha tante cosa in una. Da domani partirà con 36 treni e nel 2022 sarà un nodo di interscambio completo. Simbolo di un ritorno degli investimento al Sud, dopo gli accordi con Apple, dopo la presenza di Accenture a Napoli, io auguro veramente alla Campania, regione più giovane d’Italia, di trattenere e specializzare qui i ragazzi qui dove il divario tra ricchi e poveri costituisce il secondo record regionale.

La Campania, ora, ha tutte le carte in regola per trasformarsi in una nuova capofila. Ecco perché io scommetto su questa regione.

Da napolike.it

Da napolike.it

Bond sintetici

Da unina.it

Da unina.it – Prof. Marco Pagano

Stamane il Sole 24 Ore ha pubblicato un’interessante lettura di un’eccellenza napoletana in materia di strumenti finanziari. Il professore universitario Marco Pagano ha raccontato di questi titoli, cosiddetti sintetici, che hanno l’obiettivo di spezzare il circolo vizioso che lega gli stati alle banche nazionali. Per vararli serve un consenso politico difficile da raggiungere, ma sono un’innovazione di processo finanziaria da tener d’occhio. Il docente è il padre di uno di questi strumenti, i Sovereign bond backed securities cioè bond sintetici derivanti dalle cartolarizzazioni di titoli di stato europei chiamati più semplicemente safe bonds.

Il legame stretto tra Stati e banche rappresenta una grande vulnerabilità per molti paesi della UE. Se una banca ha troppi titoli del suo paese, alla prima crisi di debito pubblico finisce in affanno costringendo il suo governo a salvarla. E in un paese come l’Italia, il Cielo ce ne scampi, questo è lo scenario d’apertura anche del dissanguamento sociale. Lo abbiamo visto con moltissime banche di cui ho parlato in passato, proprio in questo blog. Cito davvero poco spesso una delle mie pubblicazioni, Arturo di Mascio – il Toro della Finanza, in cui però parlo di money management nella seconda metà dello scritto. Controllate da voi se l’idea non è assolutamente maritabile con l’analisi del professor Pagano. Buona lettura.

Funzionano così. Si crea una società-veicolo che acquista parte dei titoli di Stato di tutti i Paesi europei in proporzione al loro Pil. Questo veicolo si finanzia sul mercato emettendo obbligazioni, garantite proprio dal portafoglio di titoli acquistati. I bond vengono divisi in due tranche: una «junior» (che assorbirebbe le prime perdite se uno Stato europeo andasse in crisi) e una «senior» (che sarebbe protetta tanto da meritare un rating «Tripla A»). «Secondo le nostre simulazioni – spiega Pagano -, la diversificazione del portafoglio composto da tutti i titoli di Stato europei e la divisione in due o più tranche permette di creare titoli senior molto sicuri. Oggi chi vuole comprare bond sicuri deve per forza acquistare quelli tedeschi. Gli Sbbs permettono invece di raddoppiare i titoli sicuri in circolazione, spezzando il circolo vizioso tra Stati e banche». Le banche, che comprerebbero le obbligazioni «senior» garantite da tutti i titoli di Stato europei, slegherebbero insomma le loro sorti da quelle dello Stato. «Gli European safe bonds sarebbero una risposta meno forte rispetto a una vera Unione fiscale, ma appaiono come un’opzione più facilmente praticabile – osserva Mauro Micillo, a.d di Banca Imi -. Si possono fare a Trattati invariati». (Fonte: ilsole24ore.com)

La balena blu

Scrivo spesso per informare, basta vedere qualche intervento su questo blog. Non sono più adolescente da qualche anno oramai. Quando ho conosciuto il fenomeno della blu whale (in italiano: balena blu) cascavo dal pero. Nel mio caso nulla quaestio, ma mi metto nei panni di tanti genitori i cui figli erano con la testa sui binari di un treno o sul tetto di un palazzo.

Arturo di Mascio - Blu Whale

Da ilgiornale.it

Ma andiamo per gradi. Blu Whale è un gioco che nasce in Russia. Ma in realtà nasce nell’etere. I giocatori sono due. Uno, quello che coordina le sfide, si chiama curatore. Gli effettivi giocatori, però, sono i nostri figli. Il curatore li contatta in maniera anonima, generalmente ingaggiandoli sui social network (Facebook e Snapchat in testa). Lo si riconosce dalla prima prima sfida che sottopone ai ragazzini: l’iniziazione è sempre la stessa e richiede l’incisione sulla pelle di una balena, con chiodi, coltelli, tagliacarte o qualunque cosa sia utile.

Le successive sfide sono prove di coraggio: attraversamento dei binari con treno in arrivo, altre incisioni, escursioni nei cimiteri. Certo, molto spesso la liturgia è declinata dalla fantasia del curatore, così come il problem solving della sfida è appannaggio dei nostri vivaci ragazzi. Ma il capolinea è sempre lo stesso: l’ultima sfida è il suicidio.

A Catania, un sedicenne è stato denunciato per istigazione al suicidio nei confronti di una giovane ragazza che aveva cominciato a giocare. È schifoso; quando ho saputo del gioco non avrei mai pensato che dietro l’account di un curatore ci potesse essere un minorenne. Nel romano, una ragazzina è stata salvata da una sua compagna di classe dopo aver tentato il suicidio con le lame e aver progettato una exit strategy tramite binari della metro.

Sono miserie che si commentano da sole. Tra le pagine de l’Uomo è un dio Mancato narro dell’arrivo a Bangui (Rep. Centrafricana). Sembra banale dirlo ma provate a sottoporre un gioco del genere a persone che conoscono la guerra e la fame.

O vanità, o sharia o vetri di bottiglia

Stamane i principali programmi di approfondimento stanno dando grandissimo spazio alla tragedia di Piazza S. Carlo a Torino. Ho atteso la freddezza del lunedì per rilasciare un commento lucido invece di fare la corsa al tweet, all’articolo, alla redemption, ai feed e quant’altro sia tipico appannaggio da giornalista.

Io mi metto dalla parte di quelli che vanno a votare. Perché anch’io vado a votare; anch’io sono un contribuente. Anch’io ho figli. Anch’io ho paura.
All’alba di lunedì continua a girare un video, quello di un ragazzo con zainetto in fondo a piazza San Carlo a Torino. C’è chi millanta per lui un tipico atteggiamento terroristico (foto di Libero in articolo) di un ragazzo in fondo alla piazza … mentre la folla bianconera corre già come in una famosa scena che mio figlio ha visto con me al fianco al cinema, quando anche un re leone può essere ucciso dal calpestìo. Sono scene che si commentano da sole.

Come noi votiamo, paghiamo le tasse, abbiamo figli, abbiamo paura, l’hanno anche i Londinesi. Lì il furgoncino c’era sul serio. E c’erano coltelli, non vetri rotti di bottiglia seminati per terra. I londinesi hanno gestito l’emergenza. Certo, lì i terroristi passano sul serio, ma nessuno è scappato via calpestando il figlioletto di qualcun altro. Bisogna assumere comportamenti virtuosi, altrimenti la prossima frontiera del terrorismo sarà gridare al lupo! Al lupo!

Da liberoquotidiano.it

Da liberoquotidiano.it

È la festa che voglio condividere

Da Focus.it

Da Focus.it

Ogni anno, il 2 novembre… Inizia così un blasonato poema che mette insieme illustri e meno abbienti. Tra novembre e giugno c’è una gran differenza. La primavera celebra la vita e, con essa, il 2 giugno è la festa di un’Italia che vive e che rimane pur sempre una livella. Si, un paese in cui l’affare pubblico non fa distinzione tra ricco e povero. Anche la rivista Focus ha un articolo dedicato a questa “data in rosso” che si chiude con un dato interessante: il 2 giugno è una delle giornate in cui è più facile ascoltare l’inno nazionale detto Inno di Mameli che in realtà si chiama Canto degli Italiani. È proprio questo dato che mi ispira a scrivere questo articolo. Avrà ispirato forse anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo la parata in via dei Fori Imperiali, assieme al ministro della difesa Roberta Pinotti, il capo di stato maggiore della difesa, Claudio Graziano, il presidente della camera Laura Boldrini e il presidente del senato, Pietro Grasso. Il Canto degli Italiani ha risuonato anche oggi, durante i 71esimi festeggiamenti della Repubblica Italiana il cui motto, quest’anno, è stato Insieme per il paese. E insieme a noi c’è stato Andrea Bocelli, fiero di partecipare.

Non posso riportare stralci del discorso di Mattarella. Il punto in comune, quel che tutti noi italiani dovremmo cercare in questo giorno, è sul tema che più mi sta a cuore. Anch’io, come lui, sono un padre: “Dare alle future generazioni un’Italia in pace, prospera e solidale, in grado di assolvere a un ruolo autorevole e propulsivo all’interno di quella comunità internazionale che abbiamo contribuito a edificare. Le difficoltà che stiamo affrontando, le minacce alla nostra sicurezza e al nostro benessere vanno sostenute con la limpida coscienza dei risultati raggiunti ci accompagna la consapevolezza che in un mondo sempre più interdipendente, non potrà esservi vera sicurezza se permarranno focolai di crisi e conflitti; non potrà esservi vero benessere se una parte dell’umanità sarà costretta a vivere nella miseria“.

Che dire? Viva la Repubblica, viva l’Italia!

Alla Tedesca con furore

Finalmente la Consulta si è pronunciata in merito all’Italicum e quindi gli onorevoli ora possono fissare una data per le elezioni. Normalmente si vota ogni cinque anni oppure in seguito allo scioglimento delle Camere anticipato una volta che si attesti che l’esecutivo in carica non abbia più la maggioranza dei seggi in parlamento. Ed è il secondo caso quello più ricorrente nel nostro paese.

Le elezioni, come ogni buon trader sa, hanno ripercussioni sul mondo finanziario. Si voterà qui a breve come nel Regno Unito. La sterlina sta accusando il colpo sui mercati finanziari: un sondaggio pubblicato stamattina sui giornali inglesi dice che il partito al governo di Theresa May avrebbe perso la maggioranza e quindi la piena governabilità. Mentre in Italia prende piede l’ipotesi delle elezioni anticipate, come spiegato. Questa prospettiva non sembra preoccupare la Commissione europea, ma ha messo in allarme le agenzie di rating come per esempio la canadese DBRS. (Fonte: Wall Street Italia) L’azionario europeo è incerto sulla strada da prendere con gli investitori che non vogliono correre alcun rischio prima di conoscere le nuove indicazioni macro e da parte della Bce, nonché gli ultimi sviluppi sulla tragedia greca e sulla crisi delle due banche venete. Dal fronte delle notizie societarie, Vivendi ha ottenuto il lascia passare Ue per assumere il controllo di Telecom Italia.

Tra le cause ci sono le voci sul modello che sceglieremo per l’assetto parlamentare. La cosiddetta legge elettorale “alla tedesca”. È un sistema che rispecchia quasi matematicamente le proporzioni di voto: se un partito viene votato dal 15 per cento degli elettori, in parlamento otterrà circa il quindici per cento dei seggi. In Germania, però, è possibile votare un rappresentante scegliendolo nominalmente ed esprimere, oltre a questa scelta, un voto partitico o di coalizione. Questo modello determina il fatto che i posti in parlamento varino (ora sono 630, nel 2009 erano 622). In Italia ciò non è possibile e bisognerà dare un colpo al cerchio ed uno alla botte per far quadrare le cose.  Il sistema tedesco, quindi, con ogni probabilità produrrà un Parlamento in cui per governare sarà necessaria l’alleanza di due o più forze politiche maggiori, come accade in Germania da diverso tempo e come ha mostrato chiaramente una simulazione pubblicata domenica dal Sole 24 Ore.

Completerei l’articolo con una bella immagine di pizza… alla tedesca.

Da donnamoderna.com

Da donnamoderna.com

Dalle paralimpiadi alle olimpiadi

da quotidiano.net

da quotidiano.net

Paralimpiadi di Rio de Janeiro 2016: Alex Zanardi ci regala una nuova giornata magica! Qualcosa da custodire gelosamente nel baule delle meraviglie, nell’album dei ricordi azzurri delle Paralimpiadi di Rio. A trionfare è di nuovo lui, dopo l’oro e l’argento di ieri e l’altro ieri. Ancora e sempre è Alex Zanardi l’atleta capace di guidare la staffetta mista (Team Relay) della Handbike. Al secondo e terzo posto ci sono Stati Uniti e Belgio, a grande distanza dall’Italia.
Successivamente, il campione ha dichiarato: “A Londra ho affrontato il tutto in modo abbastanza scanzonato, nessuno si aspettava nulla da me, io invece ero convinto di poter far molto bene, ma questa volta tutti pensavano che per me vincere sarebbe stato facile – ha proseguito Zanardi -. Paradossalmente essere arrivato secondo nella gara in linea ha messo le cose a posto, nel senso che forse ha fatto capire alla gente che non ho vinto perché mi chiamo Zanardi, ma perché ho fatto 43 km/h di media in una gara di 20 km, questa e’ forza di braccia ed e’ tanta roba”.

Ora, questa uscita mi ha fatto molto riflettere, specie perché il nostro campione ha citato Londra.

La revoca della candidatura rischia di costare a Roma e ai romani 20 milioni di euro: il cortocircuito in cui potrebbe infilarsi la sindaca sta proprio qui. Nel giugno 2015 la città fu candidata dall’allora sindaco di Roma Marino in virtù di una mozione approvata in assemblea capitolina che lo obbligava a farlo. Su questa base Roma ha chiesto allo Stato di sostenere la sua corsa, anche economicamente. Lo Stato ha quindi accettato, escludendo altre città e mettendoci dei soldi. Perciò, adesso, Roma non può dire allo Stato: ci ho ripensato, stavo scherzando.

Questi soliti battibecchi sono quelli che generano perdite economiche, ancor più dei veri e propri giochi olimpici. Perché è vero che solo Londra e Pechino, in tempi moderni, si sono attestati come veri eventi da “bilancio in verde” per le amministrazioni locali ma questo tipico andirivieni è la rovina per noi, per la nostra immagine.