Panama-Hilary: il diavolo

da absoluterights.com

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Hilary Clinton, nonostante le recenti sconfitte come quella in Winsconsin, è vicina alla vittoria alle primarie americane per il partito democratico.
Come molti sapranno, sono sempre molto vicino alle vicende degli States e avverto la necessità di tirare fuori questo ennesimo scheletro dall’armadio di casa Clinton per poter arrivare alla formazione di un’opinione sana, avulsa dalle parti politiche.

E’ stata la Clinton a sostenere l’accordo commerciale tra USA e Panama che ha dato il La a detentori di grandi patrimoni americani per nascondere al fisco queste somme. Riporto una notizia dell’Huffington Post di cinque anni fa:

“Obama sta lanciando un appello al Congresso affinché approvi un accordo commerciale che cementerebbe una tattica chiave adottata da alcuni tra i più ricchi in America per evitare di pagare le tasse”. Ancora: “Panama detiene alcune delle leggi più severe al mondo sul segreto bancario, permettendo ai cittadini americani di creare conti bancari e aziende offshore in modo estremamente facile ed economico. Creare un’azienda o aprire un conto bancario costa meno di $2.000 e qualsiasi liquidità che gli americani decidessero di nascondere in queste entità non verrebbe tassata. Le leggi (di Panama) sul segreto bancario e gli standard estremamente indulgenti sulla registrazione delle aziende rendono molto difficile all’IRS (Internal Revenue Service, il fisco americano) riuscire a individuare le transazioni di trasferimenti di fondi dagli Usa a queste destinazioni di Panama. Non sorprende il fatto che a Panama ci siano quasi 400.000 aziende offshore, più che in qualsiasi nazione, a parte Hong Kong”

E oggi, dopo che sono trascorsi più di cinque anni dall’articolo dell’Huffington Post, l’International Business Times ricorda:

“Poco dopo essere diventato presidente, nel 2009, Obama e il suo segretario di Stato (Hillary Clinton) hanno iniziato a fare pressioni per l’approvazione degli accordi sul libero commercio con Panama, Colombia e Corea del Sud che, secondo l’opposizione, avrebbero reso maggiormente difficile reprimere una imposizione fiscale sul reddito estremamente bassa, le leggi sul segreto bancario e una storia di non cooperazione con i partner stranieri”.

Questo spiega il vantaggio di Sanders agli ultimi scontri con la moglie del famoso Bill? Molto probabile. Bernie Sanders aveva previsto tutto nel 2011.

È in quell’anno infatti che, il 12 ottobre per la precisione, intervenendo al senato statunitense nel dibattito sull’accordo commerciale tra Stati Uniti e Panamá, Sanders criticò fortemente la decisione degli Stati Uniti, argomentando così il suo voto contrario:

“Infine, signor presidente, parliamo dell’accordo di libero scambio con Panamá. Il pil annuale di Panamá è di appena 26,7 miliardi di dollari, ovvero due decimi dell’1 per cento dell’economia statunitense. Nessuno può davvero sostenere che approvare questo accordo di libero scambio aumenterà in maniera significativa i posti di lavoro per gli statunitensi. E allora perché l’ipotesi di un accordo di libero scambio autonomo con questo paese? Be’, il fatto è che Panama è il leader mondiale quando si tratta di permettere agli statunitensi e alle grandi aziende di evadere le tasse negli Stati Uniti, nascondendo il loro denaro in paradisi fiscali offshore. E l’accordo di libero scambio con Panamá renderebbe una brutta situazione ancora peggiore. Ogni singolo anno, i ricchi e le grandi aziende evadono cento miliardi di dollari di tasse degli Stati Uniti attraverso paradisi fiscali clandestini e illegali, a Panamá e in altri paesi. Secondo l’organizzazione Citizens for tax justice (Cittadini per la giustizia fiscale), ‘un paradiso fiscale possiede una delle seguenti tre caratteristiche: le sue tasse sul reddito sono molto basse o inesistenti; possiede leggi sul segreto bancario; ha un passato di non cooperazione con gli altri paesi nello scambio d’informazioni su questioni fiscali. E Panama le ha tutte e tre. È probabilmente il peggiore di tutti’.

Ma il dettaglio più rilevante di tutti vorrei esprimerlo io. Perché? Basta guardare l’incipit di questo articolo: la promessa di un’opinione scevra di colori ideologici. Solo nessi “casuali”. Donald Trump non ha infilato un solo nichelino in quei conti.

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